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Letteratura italiana Einaudi 107
I Fioretti di san Francesco
gli. Ed anche t annunzio che tu elegga quale tu vuogli, o
uno dì in purgatorio, o vuogli sette dì di pene in questo
mondo». Ed eleggendo piuttosto frate Giovanni li sette
dì di pene di questo mondo, subitamente egli infermò di
diverse infermità, ché gli prese la febbre forte, e le gotte
nelle mani e nelli piedi, e  l mal del fianco e molti altri
mali: ma quello che peggio gli facea si era ch uno demo-
nio gli stava dinanzi e tenea in mano una grande carta
iscritta di tutti li peccati ch egli avea mai fatti o pensati e
diceagli: «Per questi peccati che tu hai fatti col pensiero
e con la lingua e con le operazioni, tu se dannato nel
profondo dello inferno». Ed egli non si ricordava di nes-
suno bene ch egli avesse mai fatto, né che fusse nell Or-
dine, né che mai vi fosse stato, ma così si pensava d esse-
re dannato, come il demonio gli dicea. Onde quando
egli era domandato com egli stesse, rispondea: «Male,
però che io sono dannato». Veggendo questo i frati, sì
mandarono per uno frate antico ch avea nome frate
Matteo da Monte Robbiano, il quale era uno santo uo-
mo e molto amico di questo frate Giovanni. E giunto il
detto frate Matteo a costui il settimo dì della sua tribula-
zione, salutollo o domandollo com egli stava. Rispuose,
ched egli stava male, perch egli era dannato. Allora disse
frate Matteo: «Non ti ricordi tu, che tu ti se molte volte
confessato da me, ed io t ho interamente assolto di tutti i
tuoi peccati? Non ti ricordi tu ancora che tu hai servito
sempre a Dio in questo santo Ordine molti anni? Ap-
presso, non ti ricordi tu che la misericordia di Dio ecce-
de tutti i peccati del mondo, e che Cristo benedetto no-
stro Salvatore pagò, per noi ricomperare infinito
prezzo? E però abbi buona isperanza, ché per certo tu
se salvo». E in questo dire, imperò ch egli era compiuto
il termine della sua purgazione, si partì la tentazione e
venne la consolazione.
E con grande letizia disse frate Giovanni a frate Mat-
teo: «Imperò che tu se affaticato e l ora è tarda, io ti
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priego che tu vada a posarti». E frate Matteo non lo vo-
lea lasciare; ma pure finalmente, a grande sua istanza, si
partì da lui ed andossi a posare. E frate Giovanni rimase
solo col frate che  l serviva. Ed ecco Cristo benedetto
viene con grandissimo splendore e con eccessiva soavità
d odore, secondo ch egli gli avea promesso d apparirgli
un altra volta, cioè quando n avesse maggior bisogno e
sì lo sanò perfettamente da ogni sua infermità. Allora
frate Giovanni con le mani giunte, ringraziando Iddio,
che con ottimo fine avea terminato il suo grande viaggio
della presente misera vita, e nelle mani di Cristo racco-
mandò e rendette l anima sua a Dio, passando di questa
vita mortale a vita eterna con Cristo benedetto, il quale
egli con si lungo tempo avea disiderato e aspettato di ve-
dere. Ed è riposto il detto frate Giovanni nel luogo della
Penna di Santo Giovanni.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco.
Amen.
CAPITOLO QUARANTASEIESIMO
Come frate Pacifico, istando in orazione, vide l ariima di frate
Umile suo fratello andare in cielo.
Nella detta provincia della Marca, dopo la morte di
santo Francesco, furono due fratelli nell Ordine, l uno
ebbe nome frate Umile e l altro ebbe nome frate Pacifi-
co; li quali furono uomini di grandissima santità e perfe-
zione: e l uno, cioè frate Umile, stava in nel luogo di Sof-
fiano ed ivi si morì, e l altro istava di famiglia in uno
altro luogo assai lungi da lui. Come piacque a Dio, un dì
frate Pacifico, istando in orazione in luogo solitario, fu
ratto in estasi e vide l anima del suo fratello Umile anda-
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I Fioretti di san Francesco
re in cielo diritta, sanza altra ritenzione o impedimento;
la quale allora si partia del corpo.
Avvenne che poi, dopo molti anni questo frate Pacifi-
co che rimase, fu posto di famiglia nel detto luogo di
Soffiano, dove il suo fratello era morto. In questo tempo
li frati, a petizione de signori di Bruforte, mutarono il
detto luogo in un altro; di che, tra l altre cose, eglino tra-
slatarono le reliquie de santi frati ch erano morti in
quello luogo. E venendo dalla sepoltura di frate Umile,
il suo fratello frate Pacifico sì prese l ossa sue e sì le lavò
con buono vino e poi le rinvolse in una tovaglia bianca e
con grande reverenza e divozione le baciava e piagneva;
di che gli altri frati si maravigliavano e non aveano di lui
buono esempio, imperò che essendo egli uomo di gran-
de santità, parea che per amore sensuale e secolare egli
piagnesse il suo fratello, e che più divozione egli mo-
strasse alle sue reliquie che a quelle degli altri frati
ch erano stati non di minore santità che frate Umile, ed
erano degne di reverenza quanto le sue.
E conoscendo frate Pacifico la sinistra immaginazione
de frati soddisfece loro umilmente e disse: «Frati miei
carissimi, non vi maravigliate se alle ossa del mio fratello
io ho fatto quello che non ho fatto alle altre; imperò che,
benedetto sia Iddio, e non mi ha tratto, come voi crede-
te, amore carnale; ma ho fatto così, però che quando il
mio fratello passò di questa vita, orando io in luogo di- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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