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uomo l'aveva mai fatto, prima d'ora. è stato il primo e l'ultimo a
lacerare certi veli, e persino Apollonio di Tiana (5) viene al
secondo posto, dopo di lui. Ma non dobbiamo parlarne. Dobbiamo
ricordare soltanto il piccolo Alf che abbiamo conosciuto... il
ragazzo che voleva dominare la medicina e sconfiggere la febbre."
Nel pomeriggio, i pompieri rimossero le macerie e scoprirono
due scheletri ai quali aderivano ancora brandelli di carne anne-
rita: due soltanto, grazie alle fosse di calce viva. Uno era di un
uomo; l'altro è ancora oggetto di controversie tra i biologi. Non
era esattamente uno scheletro di scimmia o di sauro, ma sugge-
riva ipotesi inquietanti di una filogenesi evolutiva di cui la
paleontologia non ha rilevato le tracce. Il cranio carbonizzato,
stranamente, era molto umano, e ricordava il volto di Surama:
ma sul resto delle ossa era impossibile formulare congetture.
Soltanto gli abiti ben tagliati avevano potuto dare a quel corpo
l'aspetto di un uomo.
Ma le ossa umane erano di Clarendon. Nessuno lo contestò, e
tutto il mondo ancora piange la morte prematura del più grande
medico del suo tempo, il batteriologo il cui siero universale
antifebbre avrebbe oscurato l'analoga antitossina del dottor
Miller, se fosse vissuto abbastanza per perfezionarlo.
In effetti, si ritiene che il successo di Miller sia dovuto in gran
parte agli appunti lasciatigli in eredità dalla sventurata vittima
delle fiamme. Quasi nulla sopravvisse delle rivalità e dell'odio
di un tempo, e persino il dottor Wilfred Jones, a quanto si sa, si
è vantato spesso di aver lavorato con il genio defunto.
James Dalton e sua moglie Georgina hanno sempre mostrato
una reticenza che si può spiegare con il pudore e l'angoscia.
Pubblicarono alcuni appunti per rendere omaggio alla memoria
del grand'uomo; ma non hanno mai confermato né smentito
l'opinione popolare e neppure i rari accenni a prodigi inesplicabili,
bisbigliati da alcuni acuti pensatori. La verità trapelò soltanto
lentamente, poco a poco. è probabile che Dalton abbia
accennato qualcosa al dottor MacNeil, e quel brav'uomo non
aveva segreti per suo figlio.
La vita dei Dalton, in complesso, è stata molto felice: la nube
del terrore è ormai lontanissima, e il grande amore reciproco ha
rinnovato il mondo ai loro occhi. Ma vi sono cose che li turbano
stranamente... piccole cose, di cui in genere nessuno pensa di
lagnarsi. Non sopportano le persone troppo magre o dalla voce
troppo profonda, e Georgina impallidisce al suono di ogni risata
gutturale. Il senatore Dalton prova orrore per l'occultismo, i
viaggi, le siringhe e gli alfabeti sconosciuti, e c'è ancora chi gli
rimprovera di aver distrutto con meticoloso impegno l'imponente
biblioteca del dottore.
MacNeil, tuttavia, sembrò comprendere. Era un uomo semplice,
e disse una preghiera, mentre gli ultimi degli strani libri di
Alfred Clarendon si sgretolavano in cenere. E nessuno che
avesse dato una scorsa a quei testi e li avesse compresi potrebbe
desiderare che quella preghiera non fosse stata recitata.
NOTE:
1) Questo racconto venne scritto alla fine del 1927 da Lovecraft per
Gustav Adolf Danziger (1858-1959), un dentista tedesco trasferitosi negli
Stati Uniti nel 1886. Acquisita la cittadinanza americana, divenne Console
Generale degli Stati Uniti a Madrid. Appassionato di narrativa fantastica,
era molto noto nell'ambiente dei fans, che frequentava assiduamente.
Uno di questi lo mise in contatto con Lovecraft, al quale consegnò,
pregandolo di rivederli, un gruppo di suoi manoscritti già pubblicati
nel 1893 in una raccolta intitolata In the Confessionai and the Following.
Lovecraft (come si legge in una lettera inviata a Frank Belknap Long nel
dicembre 1927) definì "indeserivibili" ed "esecrabili" i testi inviatigli,
e di conseguenza li riscrisse per intero, conservando soltanto il senso
generale della trama e i nomi di alcuni personaggi. Il testo è dunque del
tutto opera sua. Danziger (come è raccontato nella lettera citata) non
accolse di buon grado la cosa: rispedì il materiale a Lovecraft,
affermando che di suo non era rimasto più nulla, e che almeno una parte
delle sue idee doveva essere reinserita. Lovecraft si rifiutò di
effettuare qualsiasi modifica e rimandò i racconti al diplomatico, che
alla fine decise di utilizzarli pubblicandoli con lo pseudonimo di
Adolphe de Castro.
In The Last Test (titolo col quale uscì sul numero di Weird Tales del
novembre 1928), che Lovecraft - secondo quanto riferì a Long - impiegò
un mese a scrivere, si ritrova un concetto fondamentale nella narrativa
lovecraftiana, quello del Male venuto da ere precedenti la nascita
dell'uomo. The Last Test a sua volta, però, presenta un particolare
assai significativo: il Male giunge a contaminare anche il mondo della
scienza (una occasione di più perché l'autore polemizzi, non tanto con
quest'ultima, quanto con la mentalità ad essa connessa). Ciò in una
ambientazione e con un contorno di situazioni psicologiche (la famiglia,
l'amore) insolite in Lovecraft, e dovute evidentemente alla
necessità di mantenere il soggetto ed i personaggi di Danziger (N.d.C.).
2) Scoppiato dopo un terremoto, distrusse la città nel 1906 (N.d.C.).
3) Seila, figlia del capo degli Israeliti Jefte, venne immolata dal
padre - racconta la Bibbia (Giudici, XI) - come olocausto per la
vittoria sui figli di Ammon (N.d.C).
4) Sorta di bovino asiatico che viene impiegato per diversi usi (N.d.C.),
5) Mago e taumaturgo del primo secolo. I prodigi a lui accreditati,
furono dai suoi seguaci contrapposti a quelli del Cristo. La sua vita è
narrata in un libro scritto da Filostrato (N.d.C.).
30. Il Boia Elettrico (1)
Per essere un individuo che non ha mai affrontato la prospet-
tiva di una condanna a morte, provo uno strano orrore per la
sedia elettrica, al solo sentirne parlare. Penso che mi faccia
tremare addirittura più di un uomo realmente processato e
condannato per un delitto capitale. La ragione è che mi ricorda
un episodio di quarant'anni or sono, un episodio molto bizzarro
che mi portò sull'orlo del tenebroso abisso dell'ignoto.
Nel 1889 facevo l'investigatore per conto della Tlaxcala Mi-
ning Company di San Francisco, proprietaria di molte piccole
miniere d'argento e di rame sui monti di San Mateo, nel Messico.
C'erano stati guai alla miniera n. 3, diretta da un viceso-
vrintendente tetro e furtivo che si chiamava Arthur Feldon. E il
6 agosto la società ricevette un telegramma: Feldon era sparito
portando con sé tutti i documenti, le polizze assicurative, le
carte private, e lasciando una situazione amministrativa e finan-
ziaria spaventosa.
Per la società era un brutto colpo e, verso sera, il presidente
McComb mi chiamò nel suo ufficio per ordinarmi di recuperare
a qualunque costo i documenti. Sapevo che c'erano gravi dif-
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